Il Governo ammette: “Abbiamo liberato Almasri su ordine della Libia”

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Il Governo ammette: “Abbiamo liberato Almasri su ordine della Libia”

Il Governo ammette: “Abbiamo liberato Almasri su ordine della Libia”

Fu una richiesta dell'ambasciatore

Non si è trattato di un pasticcio, di disattenzione. È stato un vero ed evidente complotto per liberare e fare in sostanza evadere uno dei peggiori criminali degli ultimi decenni. La Corte penale vedrà ora come procedere contro l’Italia

Photo via X
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A quanto pare c’è stata una vera e propria intesa tra Italia e Libia per salvare dalla prigione il killer Almasri, cioè il capo della polizia libica che da anni fa strage di profughi nei lager vicino a Tripoli. Almasri è accusato di omicidi, torture, estorsioni, stupri, persino lo stupro di un bambino. Contro di lui la Corte dell’Aia ha emesso un mandato di cattura.

Di questa intesa tra Italia e Libia per sottrarre Almasri all’arresto parlano documenti ufficiali consegnati ingenuamente dallo stesso governo italiano alla Corte penale dell’Aja. Secondo quanto sostenuto dal governo italiano – che per la quarta o quinta volta cambia versione – il motivo della scarcerazione di Almasri (che era stato catturato due giorni prima dalla Digos a Torino) sarebbe stata una esplicita richiesta dell’ambasciatore libico, che avrebbe scritto al ministro Tajani per chiedergli di consegnargli Almasri perché contro di lui c’era un mandato di cattura libico e dunque il desiderio della Libia di processarlo in patria. Su che basi questa richiesta? “In nome – c’è scritto nella lettera dell’ambasciatore a Tajani – dei comuni obiettivi”. E quali sarebbero questi obiettivi? Evidentemente il riferimento è alla azione delle milizie libiche che torturano e sterminano i profughi impedendogli di partire per l’Italia. Così, con questa lettera dei libici, nella vicenda viene coinvolto un terzo ministro: il ministro degli esteri Tajani dopo Piantedosi, Nordio, la stessa presidente Meloni e il sottosegretario Mantovano.

Bel pasticcio. Anche perché il tribunale dell’Aia non ci metterà molto a smontare la tesi italiana. Le date sono queste. Il mandato di cattura libico è emesso il 12 novembre del 2024. Non viene eseguito per mesi. Almasri continua a circolare libero e ben visibile. Nessuno lo disturba. In Italia viene arrestato su mandato dell’Aia il 18 gennaio. La lettera dell’ambasciatore a Tajani è del 20 gennaio. Quel giorno Nordio avverte i giornalisti che sta esaminando le carte per decidere se dare il via libera all’arresto. Non è vero. Nordio lascia scadere il termine di 48 ore per confermare l’arresto, e i giudici sono costretti a rilasciare Almasri in assenza del visto del ministro. Quando i giudici revocano l’arresto, la presidenza del Consiglio da diverse ore ha inviato un Falcon a Torino per prelevare il killer Almasri. Quindi già prevedeva la liberazione. Il quale Almasri viene immediatamente espulso e riaccompagnato in Libia col Falcon dei servizi segreti. Accolto trionfalmente. Dopo 48 ore il mandato di cattura libico viene ritirato. L’Italia comunque non poteva concedere l’estradizione perché in Libia c’è la tortura. L’espulsione è stata l’unico escamotage possibile per liberare il killer.

Conclusione? Non si è trattato di un pasticcio, di disattenzione. È stato un vero ed evidente complotto per liberare e fare in sostanza evadere uno dei peggiori criminali degli ultimi decenni. La Corte penale vedrà ora come procedere contro l’Italia. In termini politici qui da noi viene da ridere pensando che la stampa è mobilitata contro Daniela Santanché che – forse – ha usato male la cassa integrazione, e invece non chiede l’immediato allontanamento dei ministri coinvolti, consapevolmente, in un così grave episodio di evasione dal carcere. Siamo di fronte, sicuramente, al più grande scandalo politico della Seconda Repubblica. Nell’indifferenza generale.

l'Unità

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